TREDICI – 13 REASONS WHY –

La trama in breve

Bullismo e cyberbullismo nella serie 13 TrediciTredici (13 Reasons Why) è una serie televisiva tratta dal romanzo “13” di Jay Asher del 2007.

La prima stagione di tredici racconta la storia di Hannah Baker, una ragazza di 17 anni che prima di togliersi la vita decide di incidere 7 audio cassette per spiegare in modo dettagliato, dal suo punto di vista, i motivi che l’hanno portata al suicidio. Con l’intento che vengano ascoltate, dopo la sua morte, da tutti coloro che la ragazza ritiene responsabili delle sue sofferenze.

Riviviamo la storia, cassetta dopo cassetta, dal punto di vista di Clay Jensen, segretamente innamorato di Hannah. Un ragazzo defilato, timido, dai modi gentili, dotato di una sensibilità particolare e poco incline all’azione, al prendere iniziative nella relazione con gli altri.

Clay Jensen

Clay si lascerà coinvolgere profondamente dal racconto di Hannah, si sentirà confuso, tormentato dai sensi di colpa (e se le avessi detto questo? e se avessi fatto questo?). Clay dovrà fare i conti con se stesso, nel tentativo di capire la sofferenza di Hannah dovrà riconsiderare e mettere in discussione il proprio modo di stare in relazione con gli altri e cercare un senso nel non aver agito diversamente da come ha fatto. A un certo punto della serie deciderà di fare cose che non aveva mai fatto prima, probabilmente nel tentativo disperato di uscire da questa sofferenza. Proverà a vendicarsi di chi, per lui, è responsabile della morte della ragazza. Ma questo non risolverà i suoi problemi con se stesso. Solo alla fine abbiamo l’impressione che sia veramente cambiato qualcosa in Clay, e che sia un cambiamento positivo. Nella scena finale lo vediamo sorridere e mostrarsi gentile, amico, in modo “consapevole” con una ragazza che, abbiamo intuito sin dall’inizio, non sta bene.

Bullismo e cyberbullismo nella serie 13 Tredici

La presa di coscienza di Clay rispetto a quello che è successo ad Hannah farà luce su tutto un sistema scolastico (americano, indubbiamente molto diverso dal nostro, ma le dinamiche e i problemi dei ragazzi non sono lontani dai nostri ) che produce e favorisce sofferenza nei ragazzi. Non credo che l’intento della serie sia di denuncia sociale ma più semplicemente un invito a riflettere su quali sono le dinamiche di classe e della scuola in cui sono inseriti i ragazzi e sulla estrema, vitale importanza, di sentirsi riconosciuti, apprezzati dagli altri quando si ha 16 anni. E fare luce sul vuoto che spesso avvertono attorno a loro questi ragazzi. Sicuramente c’è anche un avvertimento, un monito, un invito chiaro alla riflessione rispetto a come ci comportiamo nella relazione con gli altri. Un invito a chiedersi come potrà reagire quella persona se gli dico questo? Se gli faccio questo? Che vale a qualunque età.

Anche gesti che sembrano banali, piccole prevaricazioni, inutili meschinità, giochi di potere possono avere delle conseguenze non banali sugli altri, e su alcuni soggetti più sensibili e vulnerabili (e non puoi sapere chi lo è), ancora di più, e la più grave è il suicidio.

Tra le tematiche trattate: il bullismo/cyber-bullismo

Bullismo e cyberbullismo nella serie 13 Tredici

Questa serie tratta molte tematiche, una di queste è il tema del bullismo/cyber-bullismo. E’ uno dei temi principali, presente in tutte le “puntate” e in tutti i personaggi. Si può dire che è dappertutto, nessuno ne è esente. Si passa dall’essere vittime a carnefici, in un’alternanza che sembra quasi obbligata. Questo passaggio da vittima a bullo, sembra avvenire senza consapevolezza, senza un vero senso di responsabilità rispetto a quello che si sta facendo. E questo è uno spunto di riflessione molto importante rispetto alla questione del bullismo e in modo particolare del cyber-bullismo.

Vuoi approfondire? Leggi l’articolo sul Bullismo e Cyberbullismo – CLICCA QUI

Chi sono i buoni chi sono i cattivi?

Non c’è una distinzione netta tra buoni e cattivi, o meglio anche chi sembra il “buono”, quello più inoffensivo, può agire a un certo punto in modo crudele, superficiale, o anche stare nella posizione di chi appoggia “passivamente” i bulli, se non ha la percezione del male che i suoi gesti possono arrecare. O se si sente legittimato in qualche modo a trattare male (o a stare dalla parte dei bulli). La protagonista stessa della serie prima di togliersi la vita pianifica in modo articolato e preciso una sorta di personale riscatto, motivando il suo gesto estremo come inevitabile conseguenza del male che gli altri le hanno fatto. Lasciando in questo modo i suoi cari a tormentarsi con domande, sensi di colpa e sofferenza infinita.

Uno dei grandi pregi di questa serie è l’aver rappresentato un microcosmo in cui nessuno è davvero colpevole, ma in cui, per certi versi, potrebbero esserlo tutti. Il gesto estremo di Hannah è un evento sconvolgente, inaspettato, inspiegabile, che diventa pian piano sempre più motivato, se si sta dietro a quello che vive Hannah, se si assiste al crescendo della sua sofferenza, della suo senso di solitudine estrema. Un disagio che nessuno è riuscito a vedere e a riconoscere nella sua gravità, non i compagni di scuola, non Clay, e nemmeno gli adulti di riferimento, gli insegnanti, il counselor scolastico, i genitori. Genitori che vediamo amorevoli, presenti, ma che non hanno colto i segnali della disperazione della figlia.

Oltre i tredici motivi: dove non arriva la serie tv

Bullismo e cyberbullismo nella serie 13 TrediciQuello che non viene approfondito è la problematicità di Hannah. Il suo malessere interiore, l’intensità e la gravità del suo disagio sono accennate, ma lasciate in sospeso.

Hannah non si suicida per atti di bullismo.

Sono sempre molte e profonde le problematiche associate a un comportamento suicidario di un adolescente, non riducibili a una o più cause esterne. E molto spesso ci si trova dentro alla dimensione della salute mentale. Si tratta di persone con disordini psicologici anche gravi per quanto mascherati e non facilmente riconoscibili.

Tentare di rispondere alla domanda Perché l’ha fatto? è sempre estremamente e dolorosamente complesso. Ed e’ irrealistico e fuorviante pensare che il suicidio arrivi attraverso una semplice somma di cause. Chi arriva a togliersi la vita si trova dentro ad una sofferenza enorme da molto tempo.

Perché vale la pena guardarla?

La prima stagione di questa serie tv non credo abbia pretese esplicative ed educative, credo che l’intento, e a parer mio raggiunto, sia stato quello di sensibilizzare e coinvolgere gli spettatori (adulti e adolescenti) rispetto a tematiche (come il bullismo, il senso di esclusione, la difficoltà ad accettarsi, il suicido) difficili da trattare, in modo verosimile, guardandole con gli occhi di chi ha 15, 16 anni.

 

R  Q     C8FTG B    M,,

C ,